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Un commentaire intéressant à la 5ème interview

http://www.positanonews.it/articoli/86536/costa_concordiala_verita_del_comandante_schettino_presto_tutti_dovranno_chiedere_scusa.html

TRADUCTION DE MEZIGUE

Presto tutti dovranno chiedere scusa

Bientôt ils devront tous faire des excuses

Dubito che saranno in molti a fargli le scuse, e non perché in parte non le meriti, ma perché fin dall’inizio di questa brutta faccenda buona parte dell’opinione pubblica è stata dirottata contro di lui da una mente molto abile.

La mente abile è quella di Costa crociere ed anche quella di quel finto eroe De Falco, il quale è stato in realtà più stupido o più vile, a seconda di come la si vuole vedere; il resto è stato condito da giornalisti consapevoli del fatto che in giro è pieno di stupidi che quando c’è da deridere e insultare riempiono le piazze, senza pensare che un giorno potrebbe toccare a loro: oggi come allora, quando la folla sputava in piazza contro i condannati a morte.

Partiamo dall’erore De Falco, che è laureato in legge e da quel che so non ha mai comandato una nave, però ordina ad uno che non vede, in una situazione che non conosce, di salire su una nave rovesciata, al buio. E poi consegna una registrazione (che dovrebbe andare dritta ai magistrati e non alle radio) per distogliere l’attenzione sul fatto che le Capitanerie di porto vengono costrette a tacere su certe pratiche marittime, proprio dal potere politico degli armatori, i quali se tutto va bene promettono posti di lavoro e posizioni allettanti agli ex delle Capitanerie, ma se va male… E siccome è andata male, prima che qualcuno gli chiedesse spiegazioni il buon De Falco ha esposto al pubblico il suo « coraggio » nel fare scaricabarile ed inveire su un uomo che in quel momento non poteva difendersi. Se fosse stato un eroe, avrebbe dovuto denunciare prima ciò che succedeva da anni in quel tratto di mare (e i pescatori lo sanno) rischiando del suo… E invece che ha fatto?

Quanto alla Costa crociere, i conti si fanno presto: per offrire crociere a prezzacci risparmia sulla manutenzione, imbarca personale straniero pagato poco più di 500 $ al mese (da alcuni documenti processuali risulta che Schettino in un rapporto di un anno fa o poco più, avesse giudicato ACCETTABILE MA IN PEGGIORAMENTO la qualità del personale di bordo), perché per quella cifra un italiano non starebbe mai dei mesi in mare. Poi, con meno intelligenza, sul ponte di comando mette un timoniere indonesiano che non intende l’italiano e capisce male l’inglese, ma, ancora peggio, che in una situazione di emergenza inverte la direzione di virata accentuando la deriva della poppa della nave e causando l’urto.

A proposito dell’urto, vanno fatti i complimenti ai giornalisti che hanno deriso il Comandante dicendo che non poteva ignorare l’esistenza delle Scole: ebbene, lo scoglio o basso fondale che ha cercato di evitare non era ovviamente la Punta delle Scole… Ma è troppo difficle capirlo… Se non ci fosse stata la virata in emergenza per evitare lo spuntone di roccia e la manovra sbagliata del timoniere, quello neanche l’avrebbero toccato.

Certo, il Comandante è colpevole per essersi avvicinato a velocità sostenuta, per aver creduto a ciò che il suo ex comandante Palombo gli aveva detto e per essersi piegato alle pressioni della Costa crociere.

Ma ciò che è successo dopo, con un equipaggio preparato e soprattutto una nave decente, non avrebbe tolto la vita a quei 32 sfortunati che, se questo processo non tira fuori la verità, saranno morti inutilmente.

Si accusa il Comandante di non aver subito messo a mare le scialuppe, ma siamo sicuri che potesse farlo? La nave si è subito inclinata, quindi per precauzione bisognava prima stabilizzarla, cosa che si poteva fare usando le casse zavorra; ma le pompe non hanno funzionato. Non funzionavano neanche le pompe di evacuazione dell’acqua, che avrebbero fatto guadagnare tempo prezioso.

A quel punto come si faceva a calare le scialuppe, senza sapere -visto anche che il computer necessario a fare la simulazione dell’allagamento e a calcolare il tempo di galleggiamento e soprattutto l’assetto che la nave avrebbe mantenuto- come si sarebbe inclinata la nave? Chi ha parlato a vanvera in questi mesi se la sarebbe sentita di dare un ordine del genere? In una nave grande come quella, non è come andare su un gommone: senza computer è impossibile fare calcoli.

E tutto, pompe e sistemi di emergenza compresi è andato in avaria perché i generatori elettrici principali si sono allagati per la falla e quello ausiliario, che pure stava 6 piani sopra l’acqua, non poteva alimentare nulla perché il quadro elettrico cui doveva collegarsi era sotto il livello dell’acqua.

Forse quella nave qualche problema l’aveva davvero….e forse chiamare l’armatore (la Costa) serviva proprio ad avere consigli tecnici da chi la nave la conosceva tecnicamente…

Non a caso quella sera nell’unità di crisi della Costa c’erano due ingegneri del RINA…forse perché sapevano di aver omologato una nave che non andava benissimo…

Queste ed altre cose devono uscire al processo, altrimenti continueremo a correre rischi liquidando l’incidente come la conseguenza dell’inettitudine di un uomo, che forse tanto incapace non doveva essere, visto che per 6 anni ha portato in giro per il mondo le navi Costa. Forse dietro il suo comportamento c’è qualcosa di più…che spiega come mai pochi anni fa sia uscito dal porto di Palermo e da quello di Marsiglia con il vento fortissimo…magari non per spacconeria ma perché gli era imposto di rispettare le tabelle di marcia… Perché non poteva far saltare una tappa di una crociera…

Ma la faccenda è lunga…

Je me doute qu’ils vont être nombreux à lui faire des excuses, et non pas parce que en partie il ne le mérite pas, mais parce que depuis le début de cette vilaine affaire une bonne partie de l’opinion publique a été orientée vers lui par un esprit très malin.

Les esprits malins sont celui de Costa Croisières et aussi celui du faux héros De Falco, lequel a été en fait le plus bête ou le plus méchant, au choix ; la suite a été menée par des journalistes chevronnés conscients du fait qu’il entre  en scène tout un troupeau d’imbéciles qui arrivent dès qu’il s’agit de se moquer et d’insulter sans penser qu’un jour ça peut très bien leur tomber dessus à leur tour, aujourd’hui comme jadis quand la foule crachait dans les rues sur les condamnés à mort.

Commençons par le héros De Falco, qui est un diplômé en droit et duquel je sais qu’il n’a jamais commandé un navire, qui ordonne pourtant à quelqu’un qu’il ne voit pas, dans une situation qu’il ne connait pas, de monter sur un bateau couché dans l’obscurité la plus complète. Et qui met ensuite en circulation un enregistrement (qui aurait du aller directement aux magistrats et non pas aux medias) pour détourner l’attention du fait que la Capitainerie du port est obligée de garder le silence sur certaines pratiques maritimes fortement conseillées par  les armateurs qui ont choisi de les adopter, lesquels, , promettent des emplois et des postes alléchants aux anciens de la Capitainerie si tout se passe bien, mais si ça se passe mal …
Et puisque ça s’est mal passé, avant que quelqu’un ne lui demande des explications, le bon De Falco a montré au public son «courage» en prenant à partie et en invectivant un homme qui, à ce moment-là ne pouvait pas se défendre. Si il avait été un héros, il aurait dénoncé le premier ce qui se passe depuis des années dans cette zone de la mer (et que les pêcheurs savent aussi) au péril de sa … Et qu’est-ce qu’il a fait en vérité ?  

En ce qui concerne Costa Croisières, les comptes sont vite faits : pour offrir des croisières à prix réduits,  on économise sur la maintenance, on embauche du personnel étranger payé un peu plus de 500 $ par mois (d’après  les documents du procès on constate que Schettino dans un rapport d’il y a un an ou un peu plus, avait jugé la qualité de l’équipage ACCEPTABLE MAIS QUI ALLAIT EN SE DETERIORANT) parce que pour cette paye-là un italien resterait jamais des mois entiers en mer. Puis (comme c’est intelligent !) ils affectent à la passerelle un timonier  indonésien qui ne connait pas l’italien et comprend mal l’anglais, et pire encore, qui inverse le sens de rotation dans une situation d’urgence, ce qui accentue la dérive de la poupe du navire et provoque le choc.

À propos du choc, il convient de féliciter les journalistes qui ont ironisé sur le Commandant en disant qu’il ne pouvait pas ignorer l’existence du Scole : eh bien, le rocher ou bas-fond qu’il a cherché à éviter n’était évidemment pas la Pointe du Scole … Mais ça, c’est trop difficile à comprendre … S’il n’y avait pas eu la rotation en urgence pour éviter l’éperon rocheux et la manœuvre ratée du timonier,  l’éperon rocheux, ils l’auraient quand même heurté.

Bien sûr, le Commandant est coupable de s’être approché à grande vitesse, d’avoir cru ce que son ancien Commandant, PALOMBO, lui avait dit et d’avoir cédé à la pression de Costa Croisières.

Mais ce qui s’est passé ensuite, avec un équipage préparé et surtout un navire décent, n’aurait pas couté la vie de ces 32 infortunés qui, si ce procès ne fait pas ressortir la vérité, seront morts pour rien.

On accuse le commandant de n’avoir pas immédiatement mis les chaloupes de sauvetage à la mer, mais sommes-nous surs qu’il pouvait le faire? Le navire a de suite commencé à s’incliner de sorte que par précaution il fallait d’abord le stabiliser, ce qui aurait pu être fait en utilisant les réservoirs de ballast – mais les pompes de ballast n’ont pas fonctionné. N’ont pas fonctionné non plus les pompes d’évacuation de l’eau, qui auraient fait gagner un temps précieux.

À ce moment-là, comment faisait-il pour descendre les chaloupes, sans savoir – attendu aussi que l’ordinateur nécessaire à la simulation d’inondations et le calcul du temps de flottaison et surtout la position que le navire allait garder  – sans savoir comment le navire allait s’incliner ? Ceux qui ont raconté toutes ces bêtises pendant ces derniers mois aurait-ils été capables de donner un tel ordre ? Sur un bateau grand comme celui-là, ce n’est pas pareil que sur un bateau ordinaire : il est impossible faire les calcul sans ordinateur.

Et tout, y compris les pompes et les systèmes d’urgence, est tombé en panne parce que les générateurs d’électricité principaux ont été inondés pendant que se faisait la fente sur la coque et le générateur auxiliaire, qui était pourtant 6 étages au-dessus de l’eau, ne pouvait rien alimenter parce que le panneau électrique auquel il était connecté était, lui, en dessous du niveau de l’eau.

Peut-être ce navire avait-il vraiment un problème …. et peut-être que l’appel à l’armateur (Costa) a été fait en réalité pour avoir des conseils techniques de la part de  ceux qui le connaissaient techniquement  …

Ce n’est pas un hasard si ce soir-là dans le comité de crise il y avait deux ingénieurs français du RINA … peut-être était-ce parce qu’ils savaient avoir homologué un navire qui ne fonctionnait  pas très bien …

Ces choses-là et d’autres encore doivent ressortir au cours du procès, aitrement nous continuerons à courir des risques en concliant que l’accident est la conséquence de l’incapacité d’un homme, qui peut-être n’était pas si incompétent que ça, attendu que pendant six ans il a conduit les navires de chez COSTA un peu partout dans le monde. Peut-être que derrière son comportement il y a quelque chose d’autre … qui expliquerait pourquoi, il y a quelques années, il est sorti du port de Palerme et de celui de Marseille par  vent très fort … peut-être pas par bravade, mais parce qu’il était tenu de se conformer aux feuilles de route … Parce qu’il ne pouvait pas faire sauter une étape d’une croisière …

Mais ceci est une longue histoire …

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5ème interview de Francesco SCHETTINO

parue le 16/11/2012 sur le quotidien Il Giornale

et elle n’est pas sous copyright

Traduction de Mézigue

Dovranno tutti chiedermi scusi
Ils devront tous me faire des excuses

«Salve, sono Francesco Schettino, quello della Concordia. Dovete starmi a sentire perché si è superato il limite…».

«Sul mio conto ormai leggo solo indecenti falsità. Ci sono prove, allegate all’inchiesta, che raccontano completamente un’altra storia e dimostrano come il sottoscritto non sia capitan codardo».

Non faccia la vittima, comandante…
«Non ci penso proprio anche perché le vere vittime sono altre. Ma non accetto più di essere massacrato con menzogne infamanti. E siccome hanno parlato tutti e in tanti hanno distorto la realtà, adesso parlerò io. Sto scrivendo un libro, e senza fare sconti a nessuno tirerò fuori ciò che non vogliono venga alla luce».

 

Di cosa parla?
«Le prove snobbate, le carte nascoste, le registrazioni integrali divulgate in modo volutamente parziale o capzioso come quella del “Torni a bordo, cazzo!”. Nessuno ha fatto caso che quel celebre file audio venne fatto uscire proprio in coincidenza con la decisione del gip sul mio arresto. Una decisione che, in ambienti giornalistici e giudiziari, si diceva potesse non essere così scontata come invece invocava l’opinione pubblica. Nonostante la gogna mediatica rischiavo di non essere arrestato poiché non potevo certo reiterare il reato con la nave incagliata al Giglio, oppure scappare all’estero senza documenti e inseguito dalle televisioni di tutto il mondo, o ancora inquinare prove che non potevo avere a disposizione. E qui, se mi permettete, andiamo a un’altra vittima di quella tragedia: il capitano Gregorio De Falco, l’eroe, quello della telefonata».

 

Comandante, ma che cosa sta dicendo? De Falco una vittima?
«È una vittima perché è finito in terribile gioco più grande di lui e ha provato a “giocare“ in modo non corretto. Infatti non essendo presente sul posto e, quindi, non avendo il polso della situazione, non è stato in grado di sfruttare a dovere gli unici “strumenti” che, in quel momento, aveva a disposizione: i miei occhi e la mia competenza. Ri-ascoltate quella telefonata: io cerco di rassicurarlo, e non si è mai visto un naufrago che prova a calmare il suo soccorritore tentando di fargli capire che cosa fare. Quella telefonata peraltro non ha cambiato di una virgola il corso degli eventi. Anzi, se devo dirla tutta, mi sembra assai sospetta».

 

Perché sospetta?
«Chi va per mare sa che le comunicazioni di emergenza sono registrate, non c’era alcun bisogno di rimarcarlo e scandirlo con quel tono minaccioso, quasi a imperitura memoria. Il tempo correva veloce, la gente rischiava la vita, io cercavo di fare il massimo. E quello che fa? Anziché coordinarsi con il comando generale della capitaneria di porto di Roma, col quale avevo in precedenza e senza alcuna difficoltà e animosità concordato le modalità di soccorso, minaccia di mandarmi in galera. Difatti De Falco esordisce dicendo che chiamerà il “procuratore cazzo” anteponendo così l’attività investigativa/giudiziaria a quella dei soccorsi. Chissà forse ha fatto questo perché De Falco è anche avvocato…».

 

 

Tensione comprensibile, in quel contesto…
«Ah sì? Ma voi lo sapete che questa telefonata arriva praticamente a cose fatte, finite, all’1.42 di notte, dopo che già c’erano stati ben 12 contatti, assolutamente tranquilli e propositivi con altri suoi colleghi, avvenuti tra le ore 22.14 e le 00.34 per la predisposizione dell’evacuazione della nave che alla fine ha permesso di salvare più di 4mila persone?».

 

Facile parlare per lei che, in quel momento, era all’asciutto su uno scoglio…
«Ma sì, facciamo ancora dell’ironia. Bisognerebbe capire com’è che ci sono finito su quello scoglio e perché non sono più stato in grado di avvicinarmi alla nave. La realtà era che a un certo punto ero riuscito a salire a bordo di gommoncino di soccorso di un traghetto che partecipava agli aiuti affinché mi trasportasse verso il lato emerso della Concordia. Se non sono riuscito a risalire è perché abbiamo iniziato a imbarcare acqua e così siamo stati costretti a tornare indietro, al porto, alle 3 di mattina».

 

Senta torniamo a De Falco, lei ha detto…
«(ci interrompe). Io dico che se finisco in un mare di guai è anche per la telefonata che l’ufficiale eroe fa al magistrato in cui ipotizza che io volessi rubare la scatola nera per sottrarla ai pm. Una accusa che farà il giro del mondo, e che successivamente, con una breve nota all’autorità giudiziaria lo stesso De Falco si rimangerà platealmente il giorno del mio interrogatorio ammettendo che, nella concitazione degli eventi, avrebbe fatto erroneamente intendere al procuratore che fossi stato sorpreso a prelevare il Vdr».

 

Resta però sempre da spiegare l’abbandono nave…
«Quando la Concordia ha iniziato a ribaltarsi sul lato destro, mi sono ritrovato con il pavimento ruotato di 90 gradi. Non potevamo più camminare, non c’erano più appigli e qualcuno meno agile di me è finito fuori bordo. Eppure, nonostante l’acqua avesse ormai allagato il ponte, ho continuato ad aiutare i passeggeri a salire sulle ultime scialuppe che facevano la spola, su mia indicazione, con la terraferma. Solo che l’esplosione dei finestroni dei ponti sottostanti e l’inondazione che n’è seguita hanno provocato il repentino ribaltamento della nave che si è trovata così a intrappolare una scialuppa con i bracci di ferro delle gru. Per di più, il guidatore, preso dal panico, era andato completamente nel pallone. A quel punto, in precario equilibrio, potevo scegliere di morire da stupido schiacciato dalla nave a venti metri dalla riva, oppure aggrapparmi alla lancia per prendere il posto del manovratore in preda al panico e tentare di mettere al sicuro decine e di persone. Ho scelto la seconda strada, e ho dato anche un cazzotto al guidatore della lancia che si era paralizzato dalla paura ed ho condotto in salvo tante persone. Ci sono decine di testimonianze che lo confermano».

È tutto quello che ha da dire?
«Tutto? Siamo solo all’inizio. C’è da parlare del vergognoso gossip pruriginoso che tanto ha interessato i media, delle manovre disperate per portare la nave a incagliarsi sugli scogli (lì c’è la prova della scatola nera, non si scappa), dei rapporti con i vertici della Costa, delle schede telefoniche comprate per concordare versioni a me sfavorevoli, degli inchini, del bluff delle ancore usate come freno. Presto tirerò fuori verità sconvolgenti. E allora chi mi avrà denigrato dovrà chiedere scusa non a me ma ai familiari delle vittime e alla opinione pubblica che è stata truffata con informazioni false e depistanti».

« Bonjour, je suis Francesco Schettino, celui de la Concordia. Vous devez commencer à m’écouter parce que les limites sont dépassées … ».

« Maintenant, je ne lis plus que des mensonges exagérés sur mon compte. Il existe des preuves, liées à l’enquête, qui racontent une toute autre histoire et montrent que le soussigné n’a pas été un capitaine lâche. »

Ne jouez pas les victimes, commandant …
«Non, je ne pense pas jouer les victimes, parce que les vraies victimes sont ailleurs. Mais je n’accepte plus d’être bombardé de mensonges éhontés. Et comme tout le monde a parlé et a pas mal déformé la vérité, maintenant c’est moi qui vais parler. Je suis en train d’écrire un livre, et je vais mettre au grand jour ce qu’on ne voulait pas qui se sache sans faire de cadeau à personne. « 

De quoi parlez-vous?
« Des preuves snobées, des cartes qu’on garde cachées, des enregistrements intégraux diffusés d’une façon volontairement partiale ou trompeuse comme celui du “ Revenez à bord, bordel ! ”. Personne n’a remarqué que ce fameux fichier audio a été mis en circulation juste au moment de la décision du juge d’instruction sur mon éventuelle incarcération. Une décision dont on disait dans les milieux journalistiques et juridiques qu’il n’était pas évident qu’elle allait être celle qu’a imposée l’opinion publique. Malgré le pilori médiatique il était du domaine du possible que je ne sois pas détenu parce que je ne pouvais évidemment pas répéter l’infraction avec le navire  échoué au Giglio, ou fuir à l’étranger sans papiers en étant pourchassé par toutes les télévisions du monde, ou encore truquer des preuves qui ne pourraient pas être à ma portée. Et là, si je puis me permettre, nous en arrivons à une autre victime de la tragédie : le Commandant  Gregorio De Falco, le héros, celui du coup de téléphone. »

Commandant, mais que dites-vous? De Falco une victime?
«Oui, c’est une victime parce qu’il s’est retrouvé dans un jeu  terrible plus grand que lui et il a essayé d’y jouer d’une façon incorrecte. En fait, en n’étant pas présent sur les lieux et, par conséquent, en ne se rendant pas compte de la situation, il n’a pas su utiliser les seuls instruments qu’il avait à sa disposition à ce moment-là : mes yeux et ma compétence professionnelle. Ré-écoutez ce coup de téléphone : j’essaie de le rassurer, et on n’a jamais vu un naufrage où il faille calmer son sauveteur en essayant de lui faire comprendre ce qu’il devait faire. Cet appel téléphonique, cependant, n’a pas changé d’un iota le cours des évènements. En fait, pour tout vous dire, il me semble très suspect. « 

Pourquoi suspect?
«Qui va en mer sait que les communications d’urgence sont enregistrées, il n’avait pas besoin de le rappeler et de le marteler avec ce ton menaçant, qui est devenu un souvenir impérissable. Le temps était très compté, les gens risquaient leur vie, je cherchais à faire le maximum de choses. Et qu’est-ce qu’il fait ? Au lieu de se caler sur le commandement général de la Capitainerie du port de Rome, avec lequel j’avais auparavant et sans aucune difficulté ni animosité convenus des modalités des secours, il menace de m’envoyer en prison. En fait, De Falco commence par dire qu’il va appeler le Procureur, bordel, en faisant ainsi passer les activités d’investigation et de justice avant celles de secours. Qui sait peut-être a-t-il fait ça parce que De Falco est aussi avocat … ».

Une tension compréhensible, dans ce contexte …
« Ah, oui ? Mais vous le savez que cet appel arrive quand tout est pratiquement fait, terminé, à 1 h 42 en pleine nuit, après qu’il y ait déjà eu 12 contacts au moins, tout à fait calmes et fructueux avec ses autres collègues, qui se sont déroulés entre 22:14 et 00:34 pour la préparation de l’évacuation du navire qui a finalement permis de sauver plus de quatre mille personnes ? « .

C’est facile de parler pour vous qui, à ce moment-là, étiez au sec sur un rocher …
« Mais oui, faisons encore de l’ironie. Vous devez comprendre comment je me suis retrouvé sur ce rocher, et pourquoi je n’ai plus pu approcher le navire. La réalité, c’est que, à un moment donné, j’ai réussi à monter à bord d’un canot de sauvetage pneumatique d’un des ferry qui ont pris part aux secours pour qu’il me transporte sur le côté émergé de la Concordia. Si je ne suis pas arrivé à remonter à bord, c’est parce que nous avions commencé à embarquer de l’eau et donc été contraints de retourner au port, à 3 heures du matin. « 

Mais, relisez De Falco, il a dit …
»(Le Commandant m’interrompt). Je dis que si ça s’est fini par un grand nombre de problèmes c’est aussi à cause du coup de téléphone que l’officier-héros a donné au magistrat en suggérant que j’allais voler la boite noire pour la soustraire à ses enquêteurs. Une accusation qui allait faire le tour du monde et sur laquelle le même De Falco persistera carrément le jour de mon interrogatoire dans une brève note aux autorités judiciaires qui a fait penser à tort au procureur par ce qu’elle sous entendait que j’avais été surpris en train de voler le VDR dans la confusion des évènements». « 

Il reste tout de même à expliquer l’abandon du navire …
«Quand la Concordia a commencé à se renverser sur le côté droit, je me suis retrouvé avec un sol qui avait tourné de 90 degrés. Nous ne pouvions plus marcher, il n’y avait plus aucun appui et quelqu’un de moins agile que moi serait passé par-dessus bord. Pourtant, bien que l’eau ait déjà inondé le pont, j’ai continué à aider les passagers à monter sur les derniers bateaux qui faisaient le va et vient sur mes instructions, avec la terre ferme. Seulement, l’explosion des fenêtre des ponts en-dessous et l’inondation qui en a suivi ont provoqué le basculement brusque du navire qui a piégé un bateau avec le bras de fer de la grue. En outre, le pilote a paniqué et est parti complètement à côté de ses pompes. À ce moment là, en équilibre précaire, je pouvais choisir de mourir comme un idiot écrasé par le navire à vingt mètres de la rive, ou m’accrocher au bateau pour prendre la place du conducteur en proie à la panique et essayer de porter en sécurité des dizaines de personnes. J’ai choisi la seconde solution, et j’ai donné un coup de poing au conducteur de la lance qui était paralysé par la peur et j’ai conduit de nombreuses personnes en sécurité. Il y a des dizaines de témoignages qui le confirment. « 

C’est tout ce que vous voulez dire?
« Tout ? Ce n’est qu’un début. Il faudra encore parler des honteuses rumeurs sulfureuses qui ont tant intéressé les médias, des manœuvres désespérées pour amener le navire à s’échouer sur les rochers (il y a la preuve sur la boite noire, il n’y a pas à sortir de là), des rapports que j’ai faits à mes supérieurs de chez Costa, des coups de téléphone où j’aurais payé pour que nous accordions nos versions en ma faveur, des inchini, de l’histoire des ancres utilisées comme des freins. Bientôt, je vais révéler des vérités frappantes. Alors, ceux qui m’ont accusé devront faire des excuses, non à moi, mais aux familles des victimes et au public qui a été trompé par des informations fausses et déroutantes. »

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